Ri-Maflow

Maflow era una fabbrica del settore automotive andata in bancarotta per speculazione finanziaria nel 2009. Durante l’amministrazione straordinaria c’è stata una lotta con presidio permanente dei cancelli, manifestazioni e anche una semioccupazione dei capannoni. Un polacco si è aggiudicato l’asta e ha preso 80 dei 330 dipendenti, interessato solo al marchio e alle commesse e, al termine dei due anni della Prodi bis, a fine 2012 ha chiuso lo stabilimento determinando il licenziamento di tuti e ha trasferito i macchinari in Polonia.

In 15 abbiamo occupatoto la fabbrica nel febbraio 2013 e, ispirandoci alle imprese recuperate argentine nate dalla grande crisi del 2001, abbiamo puntato a rimetterla in funzione senza padrone, costituendo da subito l’Associazione Occupy Maflow e la Coopera va RiMaflow, la rinascita della Maflow, fondata sull’autogestione (formalizzazione della struttura societaria, ma tutti i poteri decisionali all’assemblea). Non avremmo potuto restare nel settore automotive neanche se fossero rimasti i macchinari, perché difficilmente le case automobilistiche avrebbero trattato con una fabbrica occupata, ma quei macchinari avremmo potuto indirizzarli verso altre produzioni, in particolare in direzione ecologista, che era e resta il nostro faro: al superestrattivismo di materie prime che devasta il pianeta e alla crisi di sovrapproduzione si risponde con il riuso e il riciclo, per azzerare rifiuti e discariche.

Con il nostro lavoro in autogestione, mutualistico, e con la lotta (questo è il nostro concetto di mutualismo conflittuale) e senza un soldo in tasca abbiamo costruito le condizioni per avviare un’attvità produttiva regolare, accumulando competenze che non avevamo e anche risorse da investire. La strada è ora quella di saper sviluppare attività che siano economicamente sostenibili. La nuova struttura giuridica si chiama “RiMaflow Fuorimercato, società operaia di mutuo soccorso, cooperativa sociale di comunità a r.l.” per indicare nel nome stesso le caratteristiche sociali e solidali del progetto, con l’integrazione delle funzioni di cooperativa di produzione e lavoro e nel contempo di distribuzione e consumo, quindi con soci produttori e soci consumatori insieme, aperta al territorio in una logica di co-produzione, mutuata dalle realtà rurali comunitarie. L’obiettivo è di passare da un’attività di cooperativa essenzialmente di servizio con qualche decina di laboratori artigianali autonomi, che in alcuni casi lavoravano in comune, a una cooperativa che integra gran parte degli artigiani in co-working su progetti collettivi, oltre che producendo direttamente (laboratori di infusi alcolici, magazzino e trasformazione e distribuzione di prodotti agricoli, ristorazione…). Attività da realizzare progressivamente dentro un equilibrio tra remunerazione del lavoro e investimenti .

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